Make Things Happen. Una veneta sulla Prenestina.
Roma non è stata molto gentile con lei. Le ha rubato un portafogli, un cellulare nuovo di zecca e le ha anche rotto il dito di un piede. Complice, una vecchina che trascinava il carrello della spesa, che l’ha pure guardata male.
Elena, 31 anni, veneta. Ha deciso di voler vivere a Roma. Ha deciso che ama Roma. No, nessun fidanzato l’ha trascinata qui. A lei piace proprio la capitale. Punto e basta.
Altezza da top model, quelle vere, quelle di una volta, un “infopoint” che cammina, come dice lei, un faro nella notte, dato che molti si fermano a chiederle indicazioni e lei è bravissima. Vivendo sulla Prenestina, o meglio, dormendo in un appartamento sulla Prenestina ed essendo costretta quindi a passare la maggior parte del tempo sui mezzi pubblici arrancanti di Roma, è davvero un’esperta di ogni strada. Casa sua è in una zona che ricorda un luogo esotico, dai profumi speziati e dai colori sgargianti e raggiungere il cuore della capitale è spesso una traversata con mare in tempesta. “Dovevo andare a fare lezione sull’Ardeatina ma l’autobus a S. Giovanni non è mai passato in un’ora e mezza di attesa. Sto provando ad arrivarci dall’Eur. Dannazione! Tonerò a casa stanotte”, scrive in un messaggio.
Le coinquiline che le capitano sono sempre personaggi particolari. Quella che non pulisce, quella che esce solo di notte, quella che parla pochissimo, ma lei si adatta. La sua stanza è piccolina ma accogliente, con affaccio su finestre, finestre, finestre e ancora finestre. Tanta umanità da osservare. Per un periodo c’è stato anche un gabbiano zoppo che la passava a salutare. Jonathan.
Lascia un posto di lavoro sicuro e sfida il padre filo-leghista per inseguire il suo sogno di fotografare. Partecipa a un master che si rivelerà deludente, conosce persone che le faranno promesse lavorative che puntualmente sfumeranno, ma non demorde. È entusiasta. Di Roma le emoziona ogni cosa. Le piace persino con la pioggia. Dipinge e disegna benissimo. Concentra tutta la gioia e le frustrazioni realizzando opere uniche.
Per sopravvivere, vari lavoretti. Adesso ha iniziato a dare lezioni d’inglese, con la speranza ovviamente di riuscire a coltivare il sogno di fare foto, di continuare a imparare. Zaino in spalla, tram, autobus, stringe i denti e continua la sua avventura romana. Dopo un anno ha persino fatto l’abbonamento, anche se non ha mai visto passare un solo controllore.
Sta imparando un po’ di romano, le riesce bene, ma la cosa più bella è quando lo unisce al veneto: «’nnamo vecia».
Il progetto è stato selezionato per la mostra “Oltre le Mura di Roma” presso il Museo Macro di Testaccio
Make Things Happen. Una veneta sulla Prenestina.
Roma non è stata molto gentile con lei. Le ha rubato un portafogli, un cellulare nuovo di zecca e le ha anche rotto il dito di un piede. Complice, una vecchina che trascinava il carrello della spesa, che l’ha pure guardata male.
Elena, 31 anni, veneta. Ha deciso di voler vivere a Roma. Ha deciso che ama Roma. No, nessun fidanzato l’ha trascinata qui. A lei piace proprio la capitale. Punto e basta.
Altezza da top model, quelle vere, quelle di una volta, un “infopoint” che cammina, come dice lei, un faro nella notte, dato che molti si fermano a chiederle indicazioni e lei è bravissima. Vivendo sulla Prenestina, o meglio, dormendo in un appartamento sulla Prenestina ed essendo costretta quindi a passare la maggior parte del tempo sui mezzi pubblici arrancanti di Roma, è davvero un’esperta di ogni strada. Casa sua è in una zona che ricorda un luogo esotico, dai profumi speziati e dai colori sgargianti e raggiungere il cuore della capitale è spesso una traversata con mare in tempesta. “Dovevo andare a fare lezione sull’Ardeatina ma l’autobus a S. Giovanni non è mai passato in un’ora e mezza di attesa. Sto provando ad arrivarci dall’Eur. Dannazione! Tonerò a casa stanotte”, scrive in un messaggio.
Le coinquiline che le capitano sono sempre personaggi particolari. Quella che non pulisce, quella che esce solo di notte, quella che parla pochissimo, ma lei si adatta. La sua stanza è piccolina ma accogliente, con affaccio su finestre, finestre, finestre e ancora finestre. Tanta umanità da osservare. Per un periodo c’è stato anche un gabbiano zoppo che la passava a salutare. Jonathan.
Lascia un posto di lavoro sicuro e sfida il padre filo-leghista per inseguire il suo sogno di fotografare. Partecipa a un master che si rivelerà deludente, conosce persone che le faranno promesse lavorative che puntualmente sfumeranno, ma non demorde. È entusiasta. Di Roma le emoziona ogni cosa. Le piace persino con la pioggia. Dipinge e disegna benissimo. Concentra tutta la gioia e le frustrazioni realizzando opere uniche.
Per sopravvivere, vari lavoretti. Adesso ha iniziato a dare lezioni d’inglese, con la speranza ovviamente di riuscire a coltivare il sogno di fare foto, di continuare a imparare. Zaino in spalla, tram, autobus, stringe i denti e continua la sua avventura romana. Dopo un anno ha persino fatto l’abbonamento, anche se non ha mai visto passare un solo controllore.
Sta imparando un po’ di romano, le riesce bene, ma la cosa più bella è quando lo unisce al veneto: «’nnamo vecia».
Il progetto è stato selezionato per la mostra "Oltre le Mura di Roma" presso il Museo Macro di Testaccio