Lì dietro, sul limite della macchia di pini che salgono sul colle, un’insegna traballante indica il viottolo che conduce alle piccole cave in cui secondo una lunga tradizione sarebbe stato tenuto sotto chiave Socrate prima di essere giustiziato. Avviatevi lungo quel sentiero cosparso di aghi di pino. Non fermatevi. A destra sta la Pnice, dove si riuniva l’assemblea, a sinistra il colle dove visse e morì un poeta sospeso fra mito e realtà: Museo. I luoghi dove cantava le sue liriche visionarie sono nascosti dalla vegetazione e, in alto, si vede spuntare soltanto il monumento di Filopappo, benefattore di Atene durante l’Impero romano fra il I e il II secolo d. C. Ma questa storia è sepolta. In un attimo si è lontani da ogni cosa e anche la città sembra scomparsa con tutti i suoi rumori, tanto che ci si potrebbe chiedere dove si stia andando a finire. Solo le cicale che cantano un canto asfissiante lungo il sentiero. Nient’altro. Poi, all’improvviso, compare una chiesa bizantina, Agios Dimitrios Loumbardiaris, un piccolo bar come un rifugio di montagna, e di nuovo il nulla. Sembra di uscire dal tempo. Tutto qui è come doveva essere quando Socrate e Glaucone scesero giù verso il Pireo. Cicale, pini e nient’altro.
Matteo Nucci. Le lacrime degli eroi
Lì dietro, sul limite della macchia di pini che salgono sul colle, un’insegna traballante indica il viottolo che conduce alle piccole cave in cui secondo una lunga tradizione sarebbe stato tenuto sotto chiave Socrate prima di essere giustiziato. Avviatevi lungo quel sentiero cosparso di aghi di pino. Non fermatevi. A destra sta la Pnice, dove si riuniva l’assemblea, a sinistra il colle dove visse e morì un poeta sospeso fra mito e realtà: Museo. I luoghi dove cantava le sue liriche visionarie sono nascosti dalla vegetazione e, in alto, si vede spuntare soltanto il monumento di Filopappo, benefattore di Atene durante l’Impero romano fra il I e il II secolo d. C. Ma questa storia è sepolta. In un attimo si è lontani da ogni cosa e anche la città sembra scomparsa con tutti i suoi rumori, tanto che ci si potrebbe chiedere dove si stia andando a finire. Solo le cicale che cantano un canto asfissiante lungo il sentiero. Nient’altro. Poi, all’improvviso, compare una chiesa bizantina, Agios Dimitrios Loumbardiaris, un piccolo bar come un rifugio di montagna, e di nuovo il nulla. Sembra di uscire dal tempo. Tutto qui è come doveva essere quando Socrate e Glaucone scesero giù verso il Pireo. Cicale, pini e nient’altro.
Matteo Nucci. Le lacrime degli eroi